Quando il tuo sistema nervoso non collabora più

Ho sempre fatto una vita molto dinamica, come tutti in famiglia. Siamo gente di montagna e passiamo le giornate, sia estive che inverali, all’aperto per occuparci dell’azienda agricola, degli animali, della casa, della stalla… Io sono anche amante delle cime che ci circondano, e appena posso mi metto gli scarponi da montagna per salire a piedi fino alla vetta dell’una o l’altra cima. Questo è un amore che ho ereditato dal nonno, siamo gli unici due in famiglia ad aver bisogno di salire fino al punto più alto per sentirci in pace con noi stessi. Forse siamo gli unici che sanno dove si trovi il paradiso, il nostro paradiso.

Ho iniziato a camminare e scalare già da bambino, ed era sempre con il nonno che partivamo da casa con lo zaino in spalla per le nostre avventure. Ho tantissimi ricordi bellissimi, teneri, unici che non voglio perdere mai. Purtroppo il nonno non può permettersi di volere la stessa cosa, da quando il suo sistema nervoso gli ha voltato le spalle ed ha sviluppato l’Alzheimer. Questa malattia degenerativa del sistema nervoso colpisce le funzioni mentali e in particolare la memoria. Essendo degenerativa può progredire molto lentamente oppure in modo rapido, come nel caso del nonno, che, dopo solo un anno dall’insorgere dell’Alzheimer, fa già fatica ad essere indipendente. Ovviamente siamo tutti distrutti in famiglia, senza eccezione, e per me il dolore più grande è sapere che non potrò più godere della sua presenza sulle cime insieme a me. Alle volte non riconosce qualcuno di noi, e questo ferisce, purtroppo. Però ho notato che quando gli si parla delle montagne, il suo sistema nervoso fa uno sforzo in più, forse per l’amore del nonno per la sua casa, e così riesce sempre a ricordare qualche frammento. Così, un giorno, ho deciso di scattare delle foto durante il percorso di salita verso una delle cime che lui preferisce. Una specie di diario visivo del percorso, fino in cima. La vetta, ovviamente, la parte più importante e dettagliata. Le ho stampate tutte e raccolte in un album e poi sono andato a prendere tutti gli oggetti che ci portavamo con nelle nostre avventure, ho pure raccolto sassi e piante durante il tragitto. Dopodichè mi sono seduto accanto a lui e ho iniziato a parlargli della mia ultima camminata. Ho avuto subito la sua più lucida attenzione, e allora ho estratto i suoi scarponi, lo zaino ed altri oggetti e l’ho visto illuminarsi di amore, ed ho fatto fatica a trattenere le lacrime. Gli ho poi dato l’album, che il nonno ha guardato con attenzione, commentando con dettagli precisissimi (che neppure io ricordavo) alcune delle foto, addirittura ha raccontato un paio di episodi avvenuti durante una delle nostre camminate. Alla fine, piangendo mi ha ringraziato. Sapeva benissimo cosa gli stava succedendo ed era sinceramente felice io avessi pensato di fargli questo immenso regalo, felice anche di essere riuscito a ricordare cose che pensava di aver perso per sempre. 

Da allora ho preso a scattare foto e raccogliere oggetti ogni giorno, e ogni sera li commentiamo insieme. Alle volte il nonno ritorna quello della mia gioventù, e tutti famiglia ci godiamo questi momenti preziosi. Altre volte, invece, non ce la fa a riemergere dalla sua malattia. 

Il sistema nervoso è qualcosa di incredibile, e complesso. E quando non funziona più bene è davvero dura continuare a vivere, accettare che si sta perdendo una battaglia. Per questo sono davvero felice di aver trovato qualcosa che ha in qualche modo contribuito ad aiutare il mio amato nonno.